Rassegna Stampa

15.05.2021

Nella giungla di carta

Milano Finanza

Nella giungla di carta
Nel caso un cittadino romano, magari nato in provincia, che da sempre risiede e lavora in Italia e qui paga le tasse dovesse decidere di rivolgersi a un consulente finanziario per investire i suoi risparmi, una delle prime cose che si troverebbe a dover dimostrare è di non essere un cittadino statunitense. Paradossi della mole di carte necessaria soltanto a stipulare un contratto di consulenza preventivo. In termini tecnici è il cosiddetto modulo di autocertificazione Facta, per lo scambio di informazioni finanziarie con gli Stati Uniti (o comunque con residenza fiscale fuori dall’Italia) che si è tenuti a firmare indipendentemente dall’avere o meno il passaporto straniero. «Abbiamo esportato in Europa la propensione alla burocrazia», osserva a colloquio con MF-Milano Finanza il vicepresidente vicario dell’Anasf, l’associazione nazionale dei consulenti finanziari, responsabile dell’area Tutele legali e contrattuali. Ancora in fase di pre-investimento ci sono da firmare la contrattualistica in regime di consulenza, la normativa sulla privacy, per poi passare alla fase di profilazione del cliente, con un questionario dettagliato che prevede una sere di domande riguardanti la conoscenza degli strumenti finanziari, con rischi annessi in materia di investimenti, permettendo così di catalogarlo come prudente, conservativo, equilibrato, accrescitivo o aggressivo, modulando così ciò che gli si potrà proporre.

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